In Italia Jack Johnson si è fatto conoscere sugli schermi di MTV per il video di una sua canzone “Taylor”, estratto dal suo secondo album “On and On” in cui l’attore Ben Stiller faceva ridere tutti facendo finta di essere un surfista alle Hawaii, come se lui stesso fosse regista di un video con la canzone di Jack come colonna sonora.
Le radio italiane non hanno però prestato attenzione a quella bellissima canzone,allegra,ironica ma soprattutto orecchiabile, ne lo ha fatto il pubblico italiano, se non per qualche interesse particolare.
Quella canzone mi era sempre piaciuta, ma non ho mai approfondito chi fosse, pensavo fosse una collaborazione momentanea fra l’attore e questo cantante, ne mai nessuno mi ha saputo dire qualcosa in più a riguardo.
Ma il primo incontro con le dolci melodie di Jack è avvenuto nel luglio dello scorso anno, mentre mi trovavo in Australia. Ricordo perfettamente tutto dell’attimo in cui sentii per la “prima” volta “Sitting,waiting,wishing”.
Mi trovavo spaesata in una nuova casa, in una nuova famiglia, esattamente dall’altra parte del mondo, e mentre cercavo fra scaffali a me sconosciuti qualcosa da mangiare oltre ai cereali ed una bustina di te, accesi la radio ….per un attimo alzai gli occhi al cielo e notai quanto alta fosse l’atmosfera e blu il cielo,notai una luce fortissima ed avvertivo l’odore dei limoni e dei mandarini degli alberi del mio giardino….fu proprio in quell’istante che senti la voce di Jack Johnson e mi piacque subito la melodia ed il testo di uno dei pezzi più trasmessi del suo terzo album “In between dreams”. Fu amore al primo ascolto,esattamente la stessa sensazione di quando qualcuno ti colpisce a prima vista e ti chiedi dove tu l’abbia mai incontrata quella persona, o ti chiedi a chi somigli, perché ti ricorda qualcuno…ecco la musica di Jack fu come riconoscere qualcosa che mi apparteneva da sempre…..tradotto per la prima volta in note e parole.
Da quel giorno Jack divenne una costante nella mia vita, prima di tutto perché lo trasmettevano ovunque,io non sapevo nulla di lui, pensavo fosse un cantante e basta, andavo al lavoro ed il mio collega canticchiava le sue canzoni, andavo a fare shopping e le radio lo trasmettevano, si andava alle feste ed i ragazzi mettevano su il suo cd, fino a quando mi decisi anche io a comprare prima “In Between Dreams” poi “On and On” e poi il suo primo cd “Brushfire tales”.
La cosa divertente fu che nel vedere le copertine dei suoi cd iniziai a capire che evidentemente doveva avere qualche legame con il surf, con la natura, allora lessi qualche suo articolo e scoprii il suo mondo.
Quello che colpisce di Johnson è sicuramente la sua semplicità non solo nel porsi agli altri ma nel raccontare quello che gli piace e nel saperlo trasmettere. Le sue canzoni sembrano essere scritte di getto, senza pensare, e sicuramente il suo romanticismo esce fuori dal suo animo in maniera naturale ed è per questo che arriva dritto al cuore di chi lo ascolta. Tutti possono riconoscersi in uno dei suoi allegri motivi che è possibile cantare sotto la doccia la mattina, mentre si guida l’auto, mentre si preparano i famosi “Banana Pancakes” o mentre si va a dormire.
Sicuramente quello che più mi ha colpito ieri sera mentre per la prima volta suonava in Italia, a Milano, sul palco dell’Alcatraz, è stata la sua disarmante naturalezza nell’essere se stesso. Il concerto inziato alle 21:30 dopo aver visto come suoi supporter il talentuoso Matt Costa ed i bravi ALO per qualche canzone, è durato circa due ore con una pausa di neanche dieci minuti.
Jack ha cantato senza mai interruzione, se non per presentare la sua band una volta o due, sembrava completamente assorbito dal suo voler suonare e sembrava addirittura sentirsi in imbarazzo di fronte ad una folla che non faceva altro che acclamarlo e dirgli quanto fosse bravo in tutte le lingue,visto che l’80% dei presenti erano stranieri. La sua timidezza era rivelata dal fatto di tenere sempre gli occhi chiusi, quasi per tenere nascosto l’intimo significato di alcune delle sue canzoni e la sua estrema sensibilità; solo raramente ha accenato un sorriso ai membri della sua band, anch’esso estremamente schivo. Sembra come se Jack preferisse trovarsi su una tavola da surf in mezzo agli squali piuttosto che sul palco.
Eppure nel sentire le melodie di Taylor, By the way, Banana Pancakes, vien voglia di canticchiare,saltellare e gridare allegramente, ma Jack sembra sempre essere concentrato sulle sue note,sulle sue melodie, sicuramente molto ricercate.
Per questo concerto mi sono ritrovata con dei ragazzi del sito di Surfreport, venuti da diverse città esclusivamente per ascoltarlo, in particolare mi ha fatto molto piacere la compagnia di Laura, salita da Roma solo per la sua passione di surf e Jack…che io non chiamerei sicuramente banali. Quello che ovviamente mi ha colpito è scoprire che quello che mi legava agli altri ragazzi, come i due di Bologna che hanno seguito il concerto con me, era l’aver scoperto Jack mentre anche loro si trovavano in Australia. Durante alcune canzoni, come “On and On” o “Slow down you’re moving too fast” “Better Together” e “Sitting,waiting, wishing” abbiamo avuti tutti la pelle d’oca per qualche minuto. Il loro, come il mio pensiero, è ritornato alle immagini di quei giorni, dove Jack ci faceva da colonna sonora durante i tragitti percorsi in macchina, ore ed ore a guidare, mentre scorrevano davanti ai nostri occhi spiagge ed oceano sconfinati. Non ci potrebbe essere colonna sonora migliore per un viaggio sulle coste australiane o californiane come è successo a molti di noi, visto che il cuore stesso delle canzoni di Jack Johnson è ispirato alle onde dell’oceano ed alla sua vita trascorsa sulla North Shore.
Anche gli effetti di luce del palco rappresentavano or immagini dell’oceano ed ora immagini degli elementi naturali del suo paese: le Hawaii, come le delicate foglie del kamani tree.
Era molta la gente presente al concerto ma in alcuni momenti la voce calma e persuasiva di Jack mi ha fatto sentire sola con lui e con i miei ricordi…persa sulle note di “Fade Away” “Times like these” ed altre melanconiche melodie. Johnson ha eseguito quasi tutte le canzoni del terzo album ed addirittura nella tenera “Belle” ha cantato un pezzetto in italiano “ O bella che sei” visto che i suoi amici lo avevano rimproverato dicendogli che nella canzone ci aveva messo tutte le lingue tranne quella italiana, e quindi non poteva fare una figuraccia con tutti le italiane che erano di fronte a lui in quel momento. Sicuramente una delle più belle e meglio eseguite canzoni della serata è stata “Do you remember” in cui teneramente dice: “ti ricordi la prima volta che ci incontrammo era la fine di settembre…..” ed ancora “è incredibile pensare che sono passati dieci anni e che tu sei ancora mia, come racchiusa nel tempo”…; tutto il pubblico ha cantato con piacere ed in maniera corretta, forse perché è una canzone che rispecchia in pieno la personalità di Johnson che oltre al surf, come motivo ispiratore ha quello di sua moglie e di sua figlia,dunque l’amore. Sicuramente il suo un amore fortunato e semplice, nato nella sua adolescenza e che lo ha accompagnato fino ad ora e che continua ad essere importante. Ma il suo mondo è dentro di se ed è legato alla sua infanzia ed al surf in maniera indissolubile, come il suo legame con la natura e dunque l’oceano..un tutt’uno che rende la sua musica raffinata ed orecchiabile allo stesso tempo.
Jack ha fatto davvero sognare tutti ieri sera con il suo concerto e tutti lo ringraziamo di cuore per averci dedicato le sue canzoni con melodie acustiche meravigliose ed aver risvegliato dolci ricordi in chi gia lo conosceva e nuove sensazioni in chi ha avuto modo di ascoltarlo ieri per la prima volta e vederlo sotto una luce diversa.
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